Il problema italiano pare quello che i principi base della teoria dell’ informazione sono ignoti ai nostri decisori politici. Così come accaduto a NSA nelle sue attivita’ di intercettazione la eccessiva mole di dati rende il funzionamento della VQR molto problematico a causa dell’ aumento dell’ entropia del sistema.
Il motivo per cui in Italia si e’ voluto spingere con un atto di fede verso la bibliometria credo risieda nel fatto che se devo valutare oltre centomila prodotti, il sistema di peer review non e’ economicamente sostenibile (tra costi diretti e indiretti a spanne mezzo milione) e metterebbe sotto uno sforzo eccessivo l’apparato organizzativo. Poi ci sono forse anche motivazioni ideologiche ma non voglio addentrarmi in quel dibattito.
Ricorrere poi ad un sistema misto può avere ulteriori effetti distorsivi che nessuno e’ stato in grado di esaminare bene da un punto di vista scientifico. Certamente la “disturbance” non e’ assimilabile ad uno “white noise”.
Una soluzione (molto parziale anch’essa) potrebbe essere quella di RIDURRE di prodotti da valutare peer review, chiedendo alle strutture una pre-valutazione, ovviamente con un meccanismo che penalizzi l’eccesso di auto-indulgenza. A quel punto si potrebbe usare il peer review sui soli prodotti cui le strutture hanno dato una pre-valutazione elevata. Questo forse renderebbe meno distorsivo il sistema misto.
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Di: p.marcati
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